Basta il nome – Cetara dal latino Cetarìa (tonnara) – per spiegare la naturale vocazione di un borgo che è la patria del pesce azzurro, di tonni e alici soprattutto.
Un tempo definite povere, sono specie invece ricche di qualità organolettiche essenziali come omega 3, ferro, iodio, zinco che hanno trovato riconoscimento nella Dieta Mediterranea e che nel tempo sono diventate risorsa, ricchezza e vetrina internazionale di un borgo marinaro autentico e immutato nella sua naturale semplicità.
Un borgo capace di trasformarsi in completa filiera, tre gli elementi a dominare: il mare, la tavola, il paesaggio. Pescatori e imprenditori, ristoranti e negozi, aziende di trasformazione e di produzione artigianale: insieme a pompare l’afflato e l’afflusso del turismo enogastronomico coniugato col sapore e la bellezza del mare.
Il pesce azzurro le ha conferito fama internazionale: la colatura di alici DOP fa il giro del mondo mentre la flotta di tonnare resta la più grande in Europa e rivaleggia con quella nipponica.
La pesca è il Dna di Cetara.
Innovare, migliorare, progredire avendo come punti cardinali il benessere dell’uomo e la tutela ambientale. Sono questi i temi del progetto Pesca in Campania in linea con l’obiettivo 14 della “Agenda 2030” sottoscritta da 159 Paesi ONU.